FuoriPorta e Numero Zero: un centro psichiatrico e un circolo con ristorante gestito dai pazienti
Tempo di lettura: 2 minuti“Pazienti psichiatrici che studiano da cuochi, la nascita di un piccolo orto, una radio della salute mentale che muove i primi passi, un cineforum settimanale, laboratori vari, incontri mensili dell’Associazione banca del tempo di Perugia». Ecco, nelle parole dei promotori, cosa accade già quotidianamente nella struttura psichiatrica gestita dalla Fondazione La Città del Sole – Onlus, attiva dallo scorso 5 febbraio, che domenica 23 giugno ha aperto ufficialmente le porte alla città e ai perugini.
Nato dopo oltre 16 anni di lavoro in convenzione “sperimentale”, FuoriPorta, centro accreditato dalla Regione Umbria realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, andrà ad allargare l’offerta della Fondazione. Dallo scorso 5 febbraio i pazienti in carico alla Fondazione hanno quindi una nuova e importante struttura per attività di formazione/lavoro e di tempo libero, il Centro diurno psichiatrico FuoriPorta.
E non finisce qui. A settembre, infatti, grazie alla collaborazione con l’Associazione RealMente, nelle stesse stanze nascerà Numero Zero. «Numero Zero – spiegano ancora – si presenta sin da subito non solo come un progetto, ma come un contenitore polifunzionale che vuole divenire indispensabile per la vita culturale e relazionale della città. Nascerà come circolo socio-culturale con annessa attività di somministrazione/ristorazione, circolo che sarà aperto 6 sere a settimana + pranzo della domenica. Sarà un circolo vero, per quanto organizzato come una vera e propria attività commerciale. A tutti coloro che vogliono accedere e fruire delle attività socio-culturali e/o del ristorante verrà chiesto di tesserarsi, e l’attività di somministrazione sarà complementare e di sostegno a quella socio-culturale, con diversi eventi settimanali. Tra gli altri, il valore aggiunto di Numero Zero sarà sul versante del personale: spesso, infatti, sarà una persona con disagio mentale ad accogliere gli avventori, a servirli a tavola, a cucinare per loro. Il progetto prevede infatti che, a regime, il 50% della forza lavoro del Circolo dovrà essere costituito da persone in carico ai Servizi psichiatrici territoriali, dapprima attraverso l’attivazione di tirocini e borse-lavoro, fino al momento in cui i proventi dell’attività non consentiranno di riconoscere loro contratti di lavoro».