Uno studio che getta le basi per trasformare gli scarti di produzione dell’olivicoltura in serbatoi di molecole naturali riutilizzabili per la difesa fitosanitaria delle piante, per una concreta applicazione dell’economia circolare
Tempo di lettura: 2 minutiLa coltivazione dell’olivo genera una grande quantità di scarti: la potatura porta all’accumulo di foglie e rami, mentre il processo di estrazione di olio dalle drupe produce sanse ed acque di vegetazione. Queste ultime, in particolare, contengono alte concentrazioni di composti fenolici, che le rendono di difficile smaltimento. Tuttavia, le acque di vegetazione rappresentano una fonte alternativa di composti fenolici da utilizzare in diversi settori produttivi come quello farmaceutico, cosmetico, alimentare ed agronomico. Tra i polifenoli presenti nelle acque di vegetazione l’idrossitirosolo, un composto fenolico a basso peso molecolare, è noto per le sue molteplici proprietà biologiche, come quella antiossidante, antinfiammatoria ed antimicrobica. Sebbene sia presente anche nell’olio di oliva, data la sua idrofilicità confluisce soprattutto negli scarti della lavorazione olearia.
Nel contesto del progetto di ricerca VIOLIN (Valorization of Italian OLive products through INnovative analytical tools), finanziato da Ager (Agroalimentare e Ricerca), dalle acque di vegetazione è stato possibile ottenere un estratto arricchito in idrossitirosolo. Il processo di estrazione ha utilizzato una metodologia brevettata ed ecosostenibile, basata su tecnologie di filtrazione a membrana. La caratterizzazione chimica ha consentito di identificare l’idrossitirosolo come componente principale dell’estratto, ed altri fenoli a basso peso molecolare come componente minoritaria.
L’estratto è stato testato per la sua attività antimicrobica su due patogeni dell’olivo, Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi (Pss) ed Agrobacterium tumefaciens (At), che sono responsabili di ingenti perdite di produzione. In particolare, P. savastanoi, l’agente eziologico della rogna dell’olivo, è considerato uno tra i principali patogeni di questa coltura. La sperimentazione pubblicata sulla rivista Natural Product Research (link) ha dimostrato una significativa attività antimicrobica in vitro dell’estratto contro i due batteri testati, in entrambi i casi superiori al solo idrossitirosolo. I risultati suggeriscono quindi un ruolo importante anche delle componenti fenoliche minori, che agiscono in sinergia con l’idrossitirosolo. Se questi dati venissero ulteriormente confermati da una sperimentazione in campo, si potrebbe concretizzate l’ipotesi di una vera applicazione dell’estratto negli uliveti. Il recupero ed il riutilizzo delle acque di vegetazione ha come indubbio valore aggiunto un aumento della sostenibilità dell’intero processo produttivo.
Tale approccio rappresenterebbe un valido esempio per lo sviluppo di strategie innovative di protezione e difesa delle colture agricole. Infatti, prodotti derivanti dagli scarti della trasformazione di una coltura potrebbero essere applicati nella protezione e difesa della coltura stessa, come promosso dai principi dell’economia circolare, che mira a “chiudere il ciclo” dei processi produttivi. L’economia circolare è infatti un modello di sviluppo a circuito chiuso che evita, ove possibile, la produzione di rifiuti. Questi ultimi diventano risorse da recuperare e valorizzare creando dei benefici sia per l’ambiente che per l’economia. Negli ultimi anni i vantaggi relativi a questo approccio sono stati ampiamente dimostrati come mezzo per raggiungere un migliore equilibrio tra economia, ambiente e salute umana.
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